Materia preziosa e vivaci
contrasti fanno della Cattedrale di Santo Stefano un mirabile esempio di
armonia: pur nella varietà degli stili la semplicità dei volumi si articola in
masse geometriche ben definite. Il risultato è senza dubbio piacevole e tutta
la piazza risente del suo equilibrio. Documentata dal X secolo, la chiesa, già
dedicata a Santo Stefano, è nominata come Pieve di Borgo al Cornio, piccolo
borgo forse di origine longobarda, più antico nucleo della città.
Alla struttura romanica, frutto del
rifacimento di Guidetto nel 1211, si aggiunsero nel secoli successivi
ristrutturazioni ed ampliamenti, dovuti in massima parte alla crescente
popolarità del culto della Sacra Cintola: dapprima fu costruito il transetto, poi
venne eretta la Cappella della Cintola, affrescata magnificamente da Agnolo
Gaddi con Storie della Vergine e della Cintola (1392-1396), e in cui si
conserva anche la piccola e raffinatissima statua in
marmo bianco della Madonna con Bambino di Giovanni Pisano, dei primi del Trecento.
Nel Quattrocento l’allora propositura di Santo Stefano fu testimone di alcuni episodi fra i più singolari del primo
Rinascimento: nel 1428 Donatello e Michelozzo furono chiamati a realizzare il
magnifico pulpito per l'ostensione della Sacra cintola e poco dopo Paolo
Uccello fu incaricato di decorare la cappella dell'Assunta.
Determinante fu il
1452, quando venne affidato a Filippo Lippi il compito di affrescare le pareti
del coro della Cattedrale con il ciclo di Santo Stefano e di San Giovanni, il
suo capolavoro. La concezione monumentale delle figure, la leggerezza della pennellata, la composizione libera delle scene in cui gli elementi prospettici non appaiono rigorosi ma subordinati alla narrazione e all’effetto scenografico segnano in questi affreschi l’inizio di una nuova stagione nella storia dell’arte del Rinascimento.