Prato cela un patrimonio artistico e culturale affascinante e pieno. Tanti sono i personaggi a cui la città ha dato i natali o che qui hanno vissuto per poi lasciare impronte significative nel panorama culturale italiano. In particolare fu nel Quattrocento che la città assunse un ruolo rilevante nella storia dell’arte. In quel periodo, infatti, intorno alla fabbrica del Duomo si riunirono le migliori maestranze dell’epoca, da Donatello a Michelozzo. Il culmine dei lavori si raggiunse nel 1452 quando Filippo Lippi affrescò la cappella maggiore con le Storie di S. Stefano e S. Giovanni Battista, realizzando così un assoluto capolavoro artistico, fonte di ispirazione per molti pittori della generazione successiva.
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Secondo Keith Christiansen, uno dei maggiori esperti d’arte rinascimentale al mondo, «non si può capire il Rinascimento senza conoscere Prato».
Si può dunque affermare che nel Quattrocento Prato, operosa cittadina toscana attiva nel commercio e nella produzione tessile, grazie all’attività di Filippo e Filippino Lippi ed altri importanti maestri, fu la culla di una rivoluzione radicale dell’arte italiana.
Il rapporto tra la città e l’arte si è poi consolidato lungo il corso dei secoli attraverso figure come Ferdinando Tacca, che lavorò come bronzista per Ferdinando II e Cosimo II dé Medici, e Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani attivi tra Settecento e Ottocento e di cui nel Museo di Palazzo Pretorio si può ammirare una suggestiva collezione di opere.
La dinamicità culturale ha contraddistinto Prato anche in tempi più recenti. Il XX secolo ha visto la presenza di pittori di spicco come Ardengo Soffici considerato il fondatore della “Scuola di Prato” degli anni ’30, di cui sono stati esponenti anche Arrigo del Rigo, Quinto Martini, Giulio Petrucci, Gino Brogi, Oscar Gallo e Leonetto Tintori.