Era il 29 agosto 1512 e la città di Prato fu assediata dalle truppe spagnole del viceré Raimondo di Cardona. Gli spagnoli si introdussero nella città e al grido di “Ammazza! Ammazza!” diventarono di Prato. In breve tempo dettero luogo ad una totale devastazione con un susseguirsi di episodi drammatici, omicidi e stupri. Le numerose porte della città furono murate; i cittadini pratesi non avevano vie di fuga e la città era continuamente sorvegliata dall'esercito.
Il destino toccato a Prato, tuttavia, altro non fu che un pretesto per la conquista della vicina Firenze; la folle strategia era quella di mettere “a sacco” Prato per gettare nel terrore la Repubblica.
Infatti, l’obiettivo era ripristinare l’antica grandezza della famiglia Medici la quale, in quegli anni, era stata cacciata da Firenze. La strage di Prato indusse così Firenze a far tornare vittoriosi i Medici che si riappropriarono della loro città.
Prato fu espugnata e nella città fece il suo ingresso trionfale Giovanni dei Medici dimenticandosi del tutto che quella era la città che gli aveva aperto la strada ecclesiastica e della quale si intitolava cardinale. In quel momento la città sembrava un cimitero.