A Carmignano si produceva vino fin dall’epoca etrusca e romana, come testimoniano il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche e l’assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di alcune terre tra l’Arno e l’Ombrone, coltivate fin da allora a vite. La qualità del Carmignano nel corso dei secoli è sempre stata molto apprezzata: il famoso mercante pratese Francesco di Marco Datini, alla fine del 1300 comprava a caro prezzo il Carmignano per la sua cantina in Prato, nel 1600 il poeta Francesco Redi, nell'opera "Bacco in Toscana" lo esalta definendolo vino degno di Giove. Inoltre l’area di produzione del Carmignano fu scelta dal Granduca Cosimo III de’ Medici (nel 1716), come una delle 4 zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana.
Il “Decreto Motu proprio” ed il “Bando” difatti regolamentavano con norme precise la produzione, i limiti geografici, il commercio dei vini prodotti in tali aree, costituendo la prima “DOC” esistente al mondo.
Alla fine del 1800 e nei primi anni del 1900 la cantina dell’azienda del Marchese Niccolini produceva ed esportava il Carmignano. Il Carmignano, negli ultimi anni è stato protagonista di un’importante crescita in termini di qualità e quantità.
Agli inizi degli anni Novanta gli ettari a vigneto erano poco più di 100 – praticamente gli stessi dai tempi di Cosimo III de’ Medici – mentre nel 2015, secondo i dati forniti da ARTEA ed elaborati dalla Regione Toscana, sulla base delle dichiarazioni raccolta uva e produzione vino presentate al 15 gennaio 2015 si registrano produzioni molto accresciute e molto apprezzate nei mercati stranieri.