Niccolò Cipriani, classe 1987, laureato in economia internazionale alla Bocconi,
Fonda nel 2017 a Prato Rifò, impresa che produce capi da cashmere e lana rigenerati.
Niccolò come nasce l’idea di aprire questa azienda?
Io sono pratese di nascita. Non ho frequentato il Buzzi, ma non posso negare che “il tessile” sia parte di noi. Credo sia vero per moltissimi pratesi. Io non avevo una conoscenza così profonda e diretta se non qualche esperienza durante le vacanze estive nella tintoria di mio zio.
Rifò nasce però in maniera molto ironica nel momento in cui ero lontano da casa.
Dopo tante esperienze all’estero tra Cina e Vietnam mi rendo conto e decido, forse un po’ come un kamikaze che voglio tornare a Prato e voglio aprire un’azienda in questo settore.
Il settore era in crisi e l’ho sentito sulla mia pelle perché mio padre durante il mio secondo anno di università era in cassa integrazione…
Nonostante questo hai deciso “come un kamikaze” di provarci lo stesso…
Esatto. Pensavo di poter essere diverso, di poter portare in qualche modo un mio piccolo contributo all’innovazione.
Quali sono stati gli asset sui quali avete puntato come azienda per poter essere “diversi ed innovativi”?
Parola chiave “sostenibilità”. È un concetto che mi ha sempre interessato durante i miei studi e le mie esperienze professionali e dunque ho provato a mettere insieme 3 pilastri: 1 conoscenza di questa città, 2) internazionalizzazione, 3) sviluppo sostenibile. Questi sono i 3 aspetti per me fondamentali. Dai quali sono partito e sui quali voglio continuare a concentrarmi.